lunedì 2 marzo 2015

Case editrici che.

A fine luglio del 2014, complice una calura estiva assordante, finisco l’ennesima revisione di Scritto nel Sangue e inizio a stilare una lista delle case editrici cui inviarlo.
Tra le tante, lo mandai a una casa editrice giovane e nuova, che si sta ricostruendo il catalogo, dopo un periodo di stop dovuto a cause di forza maggiore.
È una piccola realtà e mi viene descritta, da amici e conoscenti, come emergente, con tanta voglia di fare e piena di persone entusiaste.
Soprattutto, è una delle case editrici che pubblicano Fantasy, cosa da non sottovalutare.
Dovete sapere infatti che, al di là della situazione assolutamente disastrosa in cui versa l’editoria italiana, il genere Fantasy continua a essere qualcosa di “nicchia”, snobbato dalle masse ma, soprattutto dagli editori. Poco importa che, all’estero, i più grossi successi commerciali siano stati e siano tuttora dei Fantasy (Harry Potter vi dice qualcosa?), qui in Italia è un genere che fa fatica a trovare uno sbocco.
Non lasciatevi ingannare dai boom che ogni tanto sbucano fuori (il più recente, oramai in picchiata, fu quello de Il Trono di Spade ma tornando indietro, ci fu anche quello di quando uscirono i film del Signore degli Anelli e via dicendo), perché sono fenomeni, mode, destinate a esaurirsi in pochi mesi.
Comunque, dopo due settimane dall'invio mi rispondono entusiasti dicendo che sono piaciuto e vogliono pubblicarmi.
Chiaramente sono al settimo cielo: io, giovane coglione, che al mio primo scritto ho fatto tombola.
È una gran bella soddisfazione, credetemi.
Certo, la casa editrice è piccolina e la distribuzione non è granché, però essere piaciuto subito, soprattutto a una persona che a quanto mi dicono pubblica cose molto curate, mi manda davvero al settimo cielo.

Dopo uno scambio di email in cui mi spiegano per bene la loro proposta, la distribuzione che hanno e altre piccolezze, mi mandano il contratto standard, da visionare, per poi discuterlo assieme.
Io lo leggo, lo faccio visionare anche a chi ne sa più di me ed è buono, davvero: ho un buon trattamento, una percentuale giusta e via dicendo. Avrei giusto un paio di cose da rettificare, ma son davvero piccolezze.
Nel frattempo si fa agosto e, aspettando il contratto definitivo da firmare, si va in ferie.
È comprensibile in fondo: chi cazzo lavora ad Agosto? Nel frattempo, complice quest’ondata di entusiasmo, mi metto al lavoro su un altro Fantasy, una cosa che nella mia mente dovrebbe essere sul genere Epico con un sistema di magia nuovo; probabilmente, ne parlerò nel dettaglio più avanti.
Arriva settembre ed io aspetto trepidante una loro mail che però tarda ad arrivare.
Aspetto qualche settimana, poi mi decido a contattarli, ché l’attesa si sta facendo spasmodica ed io sono davvero ansioso di iniziare.
Come sempre mi viene risposto in modo veloce e gentile e mi viene essenzialmente detto: "Guarda, scusaci, siamo un po’ incasinati, ma non ti preoccupare che la prossima settimana ti mandiamo il contratto".
Vabbè, che male c’è in fondo.
Aspetto.
Passa la settimana, poi ne passano due e ancora nessuna notizia.
Decido di contattarli nuovamente, e la risposta tarda ad arrivare: nonostante continuino a essere gentili, quando prima ricevevo una risposta entro un giorno dal mio invio, adesso ne passano tre-quattro.
La risposta è sempre quella: “Scusaci, siamo incasinati ma la prossima settimana ti mandiamo il contratto"
A metà ottobre ricevo altre due offerte di pubblicazione: una non m’interessa, trattandosi solo di una pubblicazione in digitale, mentre l’altra è allettante; un'altra piccola realtà editoriale sembra essere interessata a me.
Io decido di lasciar stare, rispondendo loro che non sono interessato, perché oramai avevo già preso accordi e mi sembrava brutto un voltafaccia così a chi per primo si era dimostrato interessato alle mie parole.
Passo quindi tutto ottobre aspettando un loro segno vitale e inviando email cui mi viene sempre risposto sempre a quella maniera, mentre i tempi si allungano: da tre-quattro, arriviamo a cinque-sei giorni.
Arriva novembre e, dopo la mia ennesima sollecitazione, smettono di rispondere.
Passano i giorni e nessuno si fa vivo.
Mando nuovamente l’email per chiedere spiegazioni e niente.
Ne mando una-due-tre ma ancora nulla.
Io non sono un tipo cui piace rompere troppo le scatole a questa maniera, però penso almeno di meritare una risposta che, comunque, non arriva, nonostante oramai stia mandando un’email a settimana.
Nel frattempo, m’iscrivo su Facebook ad un gruppo chiamato "autori della casa editrice x", un gruppo non ufficiale dove chi ha pubblicato con loro scrive e si confronta, essenzialmente gli emergenti che stanno per o che vorrebbero pubblicare con loro. Parlo con alcuni di essi e mi sono continuamente confermati i feedback positivi (“sono persone entusiaste che amano il loro lavoro e mettono particolare cura nelle edizioni dei loro libri”); alcuni, come me, attendono il contratto definitivo che, comunque, arriva e viene firmato in tempi relativamente celeri, nonostante avessero inviato il manoscritto dopo di me. Qualcuno, addirittura, sta già iniziando la revisione assieme all’editor.
Il mio umore è oramai sotto le scarpe, la scrittura del nuovo romanzo sembra essere irrimediabilmente ferma a pagina 15 e, complici anche alcuni problemi personali, novembre si dimostra essere un mese veramente di merda.
Finalmente, a inizio dicembre, mi ricevo la tanto agognata risposta. La mail è lunga e articolata, ma si può sostanzialmente riassumere così: il romanzo ha bisogno di una pesante revisione, un intervento notevole (cosa che prima non era mai stata accennata) e, nel caso, sarebbe stato pubblicato nella seconda metà del 2015.
A me va bene, penso già di farmi vedere al Lucca Comics (che si svolge tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre) assieme a qualche amico libraio ma, comunque, la tempistica anche se lunga, non mi crea particolari problemi.
La mail prosegue con una frase che mi lascia un po’ stordito: le vacanze di natale sarebbero state prossime, quindi si sarebbe dovuto comunque rimandare il tutto ai primi di gennaio; se in questo lasso di tempo però, avessi trovato un altra casa editrice disposta a pubblicarmi, l’editore mi invitava ad accettare la loro offerta senza remore.
Il mio giramento di cazzo arriva a livelli paurosi: con una semplice frase, complice anche il comportamento via via più freddo dei mesi appena trascorsi, mi hanno fatto capire che forse, con me, avevan fatto il passo più lungo della gamba.
La mia risposta, è un semplice e laconico: “Va bene, ci sentiamo a gennaio”.
Passano le feste, arriva il nuovo anno e nessun segno di vita, ma a quel punto non mi aspettavo nulla di diverso.
A fine gennaio, più per curiosità che per speranza (che oramai non esiste più verso di loro), mando l’ennesima mail, senza ricevere alcuna risposta.
Chiaramente.


Sul gruppo non ufficiale di Facebook, leggo un post di uno degli utenti in cui chiedeva a che punto fossimo con le nostre pubblicazioni.
Io rispondo dapprima con un messaggio tipo “Io è meglio che non parli” poi, dopo le sollecitazioni degli utenti, decido di raccontare la mia storia, senza peraltro alcun particolare livore:




Il giorno dopo il mio commento, curiosamente, si fanno sentire con una lunga mail.
Giudicate voi:




A questa non rispondo neanche e considero definitivamente conclusa la mia avventura con questa particolare casa editrice.