Riporto qui un bel post di RRobe, ovvero Roberto Recchioni, che tratta una vicenda dai contorni surreali. Lo faccio perchè anche io, nel mio piccolo, vorrei diffondere questa notizia, oltre che apprezzo e supporto Nebo ed il suo blog. Cosa comporta oggi il potere della rete e quanto un giornalista può essere davvero libero, in questo paese?
"Di come GQ Magazine si sia calata le braghe davanti a Barbie e abbia licenziato Nebo solo perché ha fatto quello che loro gli hanno detto di fare.
Rispolvero il blog per una questione che mi sta a cuore. Partiamo dall'inizio:
qualche giorno fa, Nebo (Nicolò Zuliani), quello dei Bagni Proeliator, ha pubblicato un pezzo sul portale della rivista GQ Italia-GQ Magazine all'interno della sezione Underground.
Il pezzo verteva sul pestaggio della pornoattrice Christy Mack da parte del suo ex-fidanzato, un lottatore professionista.
Il pezzo era il seguente:
Il suo ex lamassacra, la pornostar Christy Mack mette le foto su Twitter. E fanno il giro del mondo
L’aveva trovata con un altro. E giù con il massacro. Per fortuna, mentre lui cercava un coltello, lei è riuscita a scappare
Quando la ragazza nuda e coperta di sangue bussa alla porta gridando “whalaglalarglaah” nessuno si scompone. E’ venerdì notte, è agosto e siamo a Los Angeles. Potrebbe essere una studentessa ubriaca, una zombie walk, una trovata pubblicitaria, una nuova strategia di marketing. La gente quindi continua a farsi i fatti propri. Alla sesta porta un tizio si sta masturbando davanti a Youporn quando sente urlare “whalaglalarglaah”. Preoccupato sia la buoncostume apre la tendina e vede la stessa donna su cui si stava forgiando il bicipite. Certo, potrebbe essere una nuova pubblicità progresso contro la pirateria audiovisiva, ma nel dubbio l’onanista apre la porta.
Un’ora prima siamo nell’appartamento di lei.
C’è un ospite. Entrambi sono vestiti e stanno chiacchierando del più e del meno quando la porta esplode in un vortice di botte. Tavolini, divano, tende, finestre, tutto viene divelto a mani nude. Il novello demone della Tasmania raggiunge l’ospite maschile triturandolo di cazzotti prima che abbia il tempo di capire chi, cosa, perché.
Gonfio di botte come una zecca viene quindi lanciato fuori dall’appartamento. E’ il turno della padrona di casa che è appena riuscita a dire “forse hanno bussato”. Viene afferrata, spogliata, lanciata in una doccia e lavata a ceffoni. Questa centrifuga di violenza in Dolby Surround dura così a lungo che l’aggressore si stanca, va in cucina lasciando la donna tramortita e fa ritorno con un coltello, apparentemente intenzionato a cambiarle pettinatura. Lei tenta qualche resistenza, lui si fa strada pugnalandole mani, orecchie e parete della doccia, perché in certi casi non puoi mai sapere. L’operazione di rasatura riesce ma il coltello si spezza. L’uomo non si perde d’animo: getta il manico dell’arma, ne afferra la lama e continua a minacciarla. Nel frattempo le ruba il cellulare e spacciandosi per lei manda messaggi a tutti i contatti dicendo che per la settimana non sarà reperibile. Terminata l’operazione l’uomo si spoglia annunciando le sue intenzioni tipo i cartoni giapponesi anni ’80: qui però invece di urlare “fulmine di Pegasus” grida “stupro imminente”. Non succede perché il pene non va su. Nella vita di ogni uomo ci sono cilecche umilianti, ma questa le batte tutte perché la donna martoriata sul pavimento è Christy Mack, 33 anni, diva di successo nell’industria del porno. Confuso per la mancata erezione l’uomo giunge all’unica conclusione logica: è colpa di lei. Certo, qualunque eterosessuale sulla Terra si trascinerebbe nudo su un tappeto di vetri rotti solo per poter sentire un peto di questa dea trasmesso da un walkie talkie, ma se il pene di mister Stupratron non funziona è colpa di lei. Si dirige quindi in cucina a caccia di un coltello più solido o comunque qualcosa di non moscio. E’ a questo punto che Christy, ormai ridotta ad hamburger, fugge. Il giorno dopo posta su Twitter le foto di com’è ridotta e la sua versione dei fatti.La versione di lui è più breve e concisa: “Volevo farle una sorpresa, aiutarla a prepararsi per lo show e darle l’anello di fidanzamento. E’ finita con me che lottavo per salvarmi la vita”, ha dichiarato sul suo profilo Twitter. Di sicuro la parte della sorpresa è riuscita, sulla legittima difesa invece bisogna riflettere. Lui si chiama Jonathan Koppenhaver, da tutti conosciuto con lo sbarazzino soprannome di “war machine”. Fa incontri di MMA, uno sport che consiste nel chiuderti in una gabbia a massacrarti di botte fermandoti un istante prima che t’ammazzino (cosa che non sempre accade). Figlio di un poliziotto infartato e di una madre tossica, adolescenza traumatica, espulso dal college perché menava la gente,Jonathan ha frequentato la galera un paio di volte perché, indovina indovinello, ha menato gente. Oggi ha 33 anni, 77 chili di soli muscoli, la faccia di un prosciutto, pesta gente di lavoro in qualunque lega professionale. Christy invece è unaex tatuatrice che pesa 48 chili. Difficile immaginare un conflitto fisico tra questi due con un finale diverso dal massacro uterino.
Jonathan comunque aggiunge che “i poliziotti non mi crederanno mai. Devo decidere cosa fare, alla fine ho solo il cuore spezzato”. Sì, Christy stando al referto medico ha 18 ossa del volto frantumate, il naso rotto in due punti, una costola fratturata, svariate emorragie interne, denti spezzati o mancanti e per il momento è cieca dall’occhio sinistro e non può camminare… Però sappiamo quanto un cuore spezzato faccia soffrire.
Dopotutto, lei si era anche tatuata sulla schiena “proprietà di War machine”. Non è che ti puoi tatuare una roba così e mollarlo, dopo.
A tutt’oggi questo portentoso esempio di uomo che sulla maglietta esibisce la scritta “faccio robe da maschio alfa” è latitante con una taglia di 10,000 dollari sulla testa. Citando “Pain and gain”, forse l’unica colpa di War machine è quella per cui non lo condanneranno: essere un povero coglione. Ma del resto se l’idiozia fosse un crimine l’America sarebbe un’unica, grande prigione.
Adesso, io di Nebo ho una grandissima stima come scrittore, ma i suoi pezzi scritti per la sezione "nera" di GQ, non mi hanno mai fatto impazzire e gliel'ho detto con il mio tradizionale tatto (risate registrate).
Mi sono sempre sembrati articoli privi della sua consuetà spontaneità e poco sentiti, come se Nebo fosse costretto a recitare la parte dell'hater volgare e provocatore per contratto e, sorpresa, avevo ragione.
Perché Nebo, come ho avuto modo di appurare in seguito, è stato tirato a bordo della ciurma di GQ con la richiesta esplicita di scrivere pezzi "pulp", sanguinolenti, di cattivo gusto, volgari, che suscitassero polemica.
Pezzi tosti per la sezione "tosta" (altre risate registrate) di quel trionfo del metro-sexual che è GQ.
Del resto, basta vedere l'header del blog di Nebo o leggere i suoi pezzi o il suo libro, per capire che è la persona adatta per un lavoro del genere.
Fatto sta che quello gli hanno chiesto e quello Nebo gli ha dato.
Fino a ieri.
Fino a quando, cioè, Nebo non è stato licenziato.
Perché?
Perché la Yotuber Barbie Xanax ha caricato un video in cui criticava molto aspramente il pezzo di Nebo, additandolo come offensivo per la vittima (dimostrando una certa mancanza di capacità elementari nella comprensione di un testo).
Adesso, sapete cosa succede qundo uno Youtuber da migliaia e migliaia si visualizzazioni si scaglia contro qualcuno?
Succede la Jihad, ecco quello che succede.
La redazione di GQ è stata invasa dai commenti moralisti dei follower di Barbie Xanax e il risultato è stato che il vice direttore di GQ ha fatto rimuovere il pezzo, ha preteso delle scusa formali e pubbliche da Nebo, e poi lo ha sospeso qualsiasi collaborazione con lui.
Per sempre.
Cosa c'è di sbagliato in questa storia?
L'intervento di Barbie Xanax?
No, quello ha solo delle implicazioni sociali spaventose, ma è del tutto lecito.
Ognuno ha il diritto a esprimere le sue opinioni, per quanto stupide o bigotte o prive di qualsiasi barlume di consapevolezza possano essere.
Ed è lecito pure che i follower di Barbie Xanax abbiano fatto quello che hanno fatto.
Anche questa cosa ha implicazioni sociali terrificanti ma, ripeto, è giusto ed è bello che ognuno abbia il diritto di aprire bocca e dimostrare la sua ignoranza.
Quello che, invece, è meno sensato, è che davanti allo scontento (ripeto: lecito) di taluni, un giornale si rifaccia sul giornalista.
Perché Nebo non ha pubblicato quel pezzo caricandolo da solo sui server del sito GQ.
Nebo quel pezzo lo ha scritto seguendo le liee guida che gli erano state date.
Nebo quel pezzo lo ha mandato a un capo redattore che lo ha letto, REVISIONATO e APPROVATO.
Quel capo redattore ha pubblicato quel pezzo con l'avallo del vice direttore della rivista cartacea che è pure il direttore del sito.
E quel vice direttore opera sulla base della fiducia di un direttore responsabile.
Si chiama proprio così: direttore RESPONSABILE.
E scondo voi cosa significa quella parola tutta in maiuscolo?
Significa che dopo che un pezzo è stato approvato e pubblicato, i cazzi sono i suoi, non del giornalista.
Perché gli editori hanno uffici legali appositi proprio per tutelare i loro giornalisti.
Ma visto che le cause legali costano, spetta al direttore responsabile decidere cosa può essere pubblicato, cosa no, e per cosa vale la pena correre il rischio.
Se arriva qualche grana, è il vice direttore e il direttore che ne devono rispondere. E, in ultima istanza, l'ufficio legale dell'editore (e l'editore stesso, se le cose vanno proprio male).
Adesso mipiacerebbe tancor che qualcuno mi spiegasse:
A) che razza di rivista è quella che si fa intimidere da una youtuber e dal suo pubblico, fino ad arrivare al punto di rimuovere un articolo e licenziare chi lo ha scritto?
B) a che serve un capo redattore, un vice direttore e un direttore, se poi nessuno si prende la responsabilità di cosa esce sul giornale?
C) Che razza di editore è quello che non solo non difende le sue scelte editoriali, ma getta ai pesci un suo collaboratore per aver scritto ESATTAMENTE i pezzi che gli ha chiesto di scrivere, costringendolo pure a pubblicare scuse pubbliche?
Sono tre domande interessanti a cui mi piacerebbe che il signor Alessandro Scarano (giornalista presso l'edizione italiana di GQ.com, con responsabilità di coordinamento delle attività editoriali del sito), Carlo Annese (Vice direttore del mensile GQ, e RESPONSABILE del sito web e dell'iPad digital replica) e Carlo Antonelli (direttore del mensile) dessero una risposta.
p.s.
(a margine: ma quanto è invecchiata Barbie Xanax?!?)"
(FONTE: http://prontoallaresa.blogspot.it/2014/08/di-come-gq-magazine-si-sia-calata-le.html)
P.S. (mio): Triste constatare come la Xanax, una volta fattole notare come abbia sostanzialmente pisciato fuori dal vaso con questa faccenda, si sia prima barricata dietro rispostacce acide e poi sia puntualmente sbroccata, bannando me e altri dalla sua pagina Facebook e cancellando i commenti. Direi che certe azioni si commentano da sole.
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