Capitolo 4
Vecchie conoscenze.
“La Luna nel Pozzo” era una locanda situata ai Pozzi, nei pressi del porto, noto luogo di ritrovo per chi volesse condurre affari di un certo, infimo, livello, mangiare della zuppa di pesce scadente, ubriacarsi come animali per poi rischiare di finire derubati e accoltellati da quelli, tra gli avventori, che non avrebbero esitato ad uccidere la propria madre per pochi spiccioli.
Era un locale ampio, fumoso e sporco, costituito da una sola grande sala a campata unica puntellata di travi, con il pavimento in legno e alcuni tavolacci scheggiati, dove i clienti si potevano accomodare. A lato, sulla destra, vi era un grosso bancone in muratura, con il ripiano reso opaco dall’uso e dalla sporcizia, dietro cui si trovava Jonas, il proprietario, che era intento in qualche faccenda che non avrebbe di certo migliorato l'aspetto della sua postazione.
Dog, si trovava seduto al bancone a sorseggiare un po’ di birra scadente e a tenere lontane le puttane che ogni tanto gli ronzavano attorno. Nonostante la sua giovane età e il suo aspetto non proprio minaccioso, aveva reso chiaro a tutti che voleva essere lasciato in pace: erano state sufficienti, la prima sera, due braccia spezzate e una testa fracassata nel muro, per far capire a quella marmaglia, che voleva godersi semplicemente la sua birra annacquata, senza essere infastidito.
Alla Luna nel Pozzo era una serata come tante: alcuni marinai decisamente ubriachi stavano facendo cagnara, cantando e ordinando alcool a ciclo continuo, ma a Dog non sfuggì lo sguardo di cupidigia di alcuni tagliagole in fondo alla sala, ogni volta che uno dei marinai metteva mano alla tasca, per pagarsi da bere. Non che la cosa gli importasse: erano stati loro a scegliere quel posto e se le facce da fame degli avventori, il fumo, la sporcizia e la puzza non li avevano fatti desistere dall’entrare beh… tanto peggio per loro, pensò.
Si aprì la porta principale e entrò un uomo: aveva la faccia come il cuoio, i capelli brizzolati, la barba incolta e gli occhi di un celeste tenue. Dal portamento e dalla spada che teneva al fianco sembrava un guerriero o comunque qualcuno che aveva ricevuto un addestramento alle armi; indossava una corazza di piastre in acciaio, una mantella nera e degli stivalacci di cuoio sporchi. Gli mancava un braccio, il sinistro, monco all’altezza del gomito.
Era un individuo che, vuoi per lo sguardo deciso, vuoi per la postura ed il modo di camminare, dava l’impressione di uno che non solo sapeva usare la spada che teneva nel fodero, ma anche che non si sarebbe fatto alcun problema a sventrare sul posto qualsiasi seccatore, nonostante la menomazione.
Si guardò attentamente attorno, individuò Dog seduto al bancone e si avvicinò a lui.
« Ce ne ho messo di tempo per trovarti, eh ragazzo?. »
« Ho sentito la puzza del tuo alito fetido da quando hai varcato quella porta, Vas » rispose Dog senza voltarsi.
L’uomo si dischiuse in un sorriso sincero, mentre Dog si alzava per abbracciarlo; a dispetto del volto altero e quella faccia tagliente come un rasoio, contro tutte le previsioni, era una persona facile alla risata.
« Come te la passi Dogson? Oramai sono passati cinque anni. »
« Me la cavo direi. Mi son stabilito qui e non sto poi tanto male. »
« Vedo, vedo. »
Continuando a sorridere, Vas si sedette lì accanto.
« Come mi hai trovato? »
« Non è stato difficile, quel lavoretto alla cantina portava decisamente la tua firma. Da lì in poi è stato tutto in discesa: conosco qualcuno in città che mi deve un mucchio di favori, è bastato fare le domande giuste alle persone giuste, usando i metodi più appropriati ed eccomi qua. Ho sentito tanto parlare di te, in questi giorni. »
Disse l’ultima frase con un abbozzo di scherno.
« Bah! Uno compie un paio di furtarelli ed ecco che la gente prende a chiamarlo nei modi più strani. »
Il sorriso dell’uomo s’ingrandì fino a scoppiare in una risata.
« Si, ragazzo, me l’hanno detto. »
Jonas si avvicinò per sapere cosa volessero ordinare e Vas chiese una birra.
« Che ci fai qui, Vas? O meglio: che vuole la vecchia da me? »
« Ti stupirà ragazzo, ma mi ha mandato qui per sapere che diamine di fine avessi fatto. Sei molto lontano da casa. »
« Non è certo una casualità che sia così lontano da casa, tu dovresti saperlo. »
L’uomo sorseggiò la sua birra ma non disse nulla.
« C’entri qualcosa con quello che ho sentito in giro? »
« A che ti riferisci? »
« Non certo a quello scantinato, avrai sicuramente avuto le tue buone ragioni. No, parlo di questo assassino che circola qui a Gholan. »
« Il Massacratore? Si, ne ho sentito parlare. Non è il mio stile, vecchio, dovresti saperlo. »
« Lo immaginavo, ma dovevo pur chiedertelo. Dopotutto con le lame ci sai fare, se ben ricordo. »
« Esatto Vas, sono bravo ad uccidere. Però sono un professionista, lo sai, non mi metto a fare certe cose, non senza un motivo almeno; e per quel che mi riguarda, non esiste una sola ragione al mondo per ridurre così un'altra persona. »
Vas fece un sorrisetto sardonico.
« Certo, sei un ladro e anche molto bravo, ma che talento sprecato! Avresti potuto fare qualsiasi cosa, anche trovarti un lavoro onesto che non comportasse alleggerire dei sudati guadagni il prossimo. »
« Non mi prendere per il culo, sai bene come stanno le cose. E comunque non sono sicuro che la megera sarebbe d’accordo con quello che dici; come diceva sempre: « “Un ladro non smette… »
« …al massimo si prende una pausa” » concluse l’uomo.
Alzò il boccale per fare un brindisi.
« A Tya: la cosa migliore che due bifolchi come noi potessero mai incrociare sulla loro strada. »
« A Tya, che i mortiferi possano trascinarsela all’inferno seduta stante. »
Si scolarono tutto il boccale d’un fiato e ordinarono un altro giro.
« Ancora non mi hai detto perché sei qui, vecchio. E non mi rifilare la stronzata che la megera è preoccupata perché è una cosa che puzza talmente tanto di merda da coprire il tanfo di questo pisciatoio. Parla, non mi trattare come un idiota. »
Il monco guardò Dog dritto negli occhi, poi ridacchiò.
« Non ti si può nascondere niente ragazzo! Hai ragione, sono qui per uno scopo: ho dovuto sbrigare alcuni affari per conto suo e sono venuto a sapere che anche tu eri in città. Diciamo che è stata una bella coincidenza che ti trovassi qui a Gholan. Lei ti vuole, Dogson, ha bisogno di te: c’è roba grossa in ballo. Non è scesa nei dettagli ma sai com’è fatta, no? Credo di conoscerla abbastanza bene per dire che qualcosa bolle in pentola e se ha bisogno del tuo aiuto dev’essere qualcosa di molto grosso. »
Dog finì il suo boccale e lo poggiò sul tavolo.
« Ora non posso vecchio, anche io ho i miei giri qui in città, alcuni affari in sospeso. Però puoi andare dalla tua padrona a riferire che appena mi libero, se il mio compenso sarà adeguato, potrei anche aiutarla con questo suo affare. Di più non posso certo prometterti. »
« Piccolo bastardello, ora avanzi pure delle pretese? »
« Come sempre Vas, come sempre. »
L’uomo bevve quello che restava nel suo boccale e si alzò dallo sgabello.
« Benissimo allora. Mi tratterrò qualche altra settimana, sperando che cambi idea. Nel frattempo non ti mettere nei casini, mi raccomando. »
« Una personcina ammodo come me? Giammai! »
Guardò il suo amico con un sorrisetto maligno sul volto.
« Difficile che cambi idea, vecchio. Certo, non si può mai dire; nel caso dove ti trovo? »
L’altro sghignazzò di gusto.
« Ma come, una persona brillante come te, ha bisogno di indicazioni precise? Vuoi anche che ti disegni una mappa, sia mai che ti perda? »
« Fottiti vecchio bastardo »
Scoppiò in una risata, mise qualche moneta sul bancone e poi se ne andò senza voltarsi indietro.
Dog l’osservò uscire, poi tornò al suo boccale vuoto, pensieroso.
Se dopo cinque anni Tya aveva bisogno di lui, il vecchio aveva ragione e c’era roba molto grossa all’orizzonte. Però qualcosa non quadrava: sicuramente Vas non gli stava dicendo tutto.
“Maledetto lui e quella megera” pensò con stizza.
Pagò le sue consumazioni ed uscì dalla locanda diretto verso casa; era già notte fonda e non era tempo di pensare a quello che tramavano quei due. Aveva bisogno di riposo: l’indomani sarebbe stata una lunga notte di lavoro e lui voleva essere al meglio, come sempre.
Erano tre mesi che progettava quel colpo e se le cose fossero andate secondo i piani avrebbe festeggiato come si conveniva e magari avrebbe invitato quel vecchio bastardo di Vas a far baldoria con lui.
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