Qualche tempo fa, era un normalissimo sabato di settembre.
Finisco
 di lavorare, scappo in macchina e corro a casa a ficcarmi sotto la 
doccia, per poi raggiungere i miei amici in tempo record, al solito bar.
Cocktail
 scoppiato in tre minuti netti e già la serata prende una piega che 
inizia a piacermi. Casualmente mi capita tra le mani uno sbruffaldone di
 quelli potenti, quelli che basta giusto il profumo per capire 
che si parla di cose di qualità e inizio a fumare; subito mi prende alla
 testa ma va tutto bene, è cosa buona e giusta e finalmente inizio a 
rilassarmi, dopo una serata passata a lavare piatti e, occasionalmente, 
cucinare.
Bono sto coso oh, son sempre più preso bene. Mi avvicino
 al bancone del bar e bofonchio qualcosa che potrebbe assomigliare a una
 richiesta di birra, che sento una certa secchezza alla gola.
Poi inizia piano piano.
C'è
 quel momento in cui ti stai godendo il relax, quell'esatto momento, lo 
zenith assoluto, in cui ti senti in pace con te stesso e col mondo ed io
 sono esattamente lì, placido.
Solo che piano piano mi accorgo che il relax inizia ad essere, paradossalmente, troppo.
La
 testa inzia a girare e mi sento CALDO, ma un CALDO DEL FOTTUTO INFERNO,
 tanto che comincio a sudare. Però non è che fa esattamente tutto 'sto 
caldo in strada e, non appena questo pensiero raggiunge il mio cervello 
oramai quasi completamente andato, ecco arrivare una vampata di freddo 
che mi fa tremare dalle punte dei capelli alle unghie dei piedi. 
Percepisco distintamente la pelle che perde colorito, mentre del sudore 
gelido mi cola sul viso e ogni tanto dei brividi di caldo mi fanno 
venire uno di quei mal di testa che ti prendono, attraversandoti il capo
 come uno stiletto  dal cervelletto, fino a dietro la pupilla.
Cristo se era buona sta roba.
Sento una fitta all'intestino, mi siedo, mi rialzo, inizio a sentirmi davvero, ma davvero male.
Altra fitta all'intestino.
Okay, devo cagare.
Per forza così.
Farla
 nel cesso del bar neanche se ne parla, perché sembra che la gente, nei 
bar, si diverta a pisciare ovunque tranne che dentro la tazza e oltre 
tutto non c'è la carta.
Le chiavi ce le ho, prendo la macchina e torno a casa.
Le
 fitte si fanno più forti, io pesto sull'acceleratore e, in questo stato
 di semi delirio, scanso due posti di blocco senza colpo ferire.
Arrivo
 a casa che mi tremano talmente le mani, da non riuscire a infilare le 
chiavi nella toppa. Mai stato così di merda - letteralmente parlando.
In
 qualche modo, riesco a tenere ferme le dita il tanto che basta da 
girare le chiavi nella serratura e aprire il portone. Butto via la 
giacca da qualche parte, le chiavi finiscono per terra appena varcata la
 soglia e mi fiondo in bagno come se mi stesse inseguendo Jason Voorhees
 in persona con un machete gocciolante di sangue. Slaccio la cintura, 
abbasso i pantaloni ed è il paradiso.
Subito mi sento bene, il 
cervello riprende immediatamente a ragionare, le sinapsi si collegano 
con i neuroni che a loro volta mandano gli impulsi elettrici giusti e i 
sudori passano prima della seconda scarica. Lì capisco che la pizza a 
cena non è stata una buona idea, per me che sono intollerante al 
lattosio.
Sto bene, sono in pace col mondo ora. Va tutto bene.
Mi allungo per prendere la carta igienica ma c'è qualcosa di strano: hoybò com'è che non ci arrivo?
Allungo ancora di più la mano, fino a che non afferro il rotolo mentre penso: "Ma cosa cazzo succede?"
Poi
 mi guardo attorno; volto la testa a sinistra e vedo la tazza, 
immacolata, intonsa. E lì tutto mi è finalmente chiaro: ho appena cagato
 nel bidet.
Dopo una sequela di bestemmie che farebbero
 impallidire satana, mi pulisco e cerco di raccapezzarmi con la montagna
 di merda formato tortilla che ho mollato nella tazza sbagliata.
Guanti,
 sgrassatore, varechina e mi sembra di essere tornato a quando facevo 
tirocinio in ospedale, quando pulivo merda per otto ore al giorno.
Me la prendo comoda proprio per fare un lavoro perfetto e alla fine lascio tutto immacolato.
Mi
 lavo le mani e a quel punto mi accorgo che, vabè, mi è venuta fame. 
Guardo l'ora: l'una e un quarto. Sono stato via quarantacinque minuti 
però e se tornando mi fermo dal kebabbaro, sicuro come l'attacco di 
merda che ho appena rilasciato nel mondo, ci metto un'altra mezzora. 
Troppo.
Apro il frigo e tiro fuori un pezzo di salsiccia secca. La spello, agguanto un pezzo di pane ed ecco il mio spuntino notturno. 
Recupero giacca e chiavi, risalgo in macchina e mi metto in marcia per tornare dagli altri.
Dò
 un secondo morso al pane e alla salsiccia e, mentre sto masticando, 
sento un CRUNK provenire dal lato sinistro della bocca. Nessun dolore, 
solo quell'orribile schiocco che mi rimbomba ancora nel cervello.
Inghiotto
 il boccone e con la lingua inizio a controllare che sia tutto a posto; è
 a quel punto che mi accorgo che ho un dente che si è appena spaccato 
esattamente a metà, longitudinalmente.
Finisco di mangiare tra una bestemmia e l'altra e raggiungo i miei amici.
Finiremo
 la serata a recuperare gente ubriaca che scappa in pineta, mentre altra
 gente la insegue urlando e bestemmiando; gente ubriaca che non riesce a
 fare tre passi senza cadere a culo a terra o a sbattersi contro le 
aiuole e gente con fame alcolica che vuol mangiare kebab alle sei del 
mattino, come colazione.
Non è che un altro splendido sabato sera. 
 
sabato fortunato ... ce ne sono di peggiori, ti è andata bene nonostante tutto
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