lunedì 25 gennaio 2016

La mia su: Revenant - Redivivo

Cosa si può dire di questo film a parte “bella la fotografia”? Nulla.  Davvero, eh.
Ci sono dei virtusiosismi, il film ne è infarcito, che non sono al servizio della storia, dei personaggi o degli spettatori (come, per esempio, accadeva in quel film là con le macchine, sempre con Tom Hardy), ma che sono ad uso e consumo del regista. E non c’entra il fatto che già il libro avesse una storia semplice (ma non scarna come il film) e che il film, con il libro, non c’entra assolutamente nulla (a partire dall’ambientazione: quasi esclusivamente d’estate il secondo, d’inverno il primo): questo film è vuoto. Ma di quel vuoto pneumatico che ti fa essere distaccato, di cui ti importa più di “come ha girato quella scena?” piuttosto che “ma come se la caverà ora il personaggio?”.
Girato benissimo, per carità. Fotografato ottimamente.
Ma la storia? I personaggi? Dov’è il cuore del film?
A me Birdman non era piaciuto, ma almeno lì c’era un messaggio di fondo, qualcosa che la pellicola ti voleva e in un certo qual modo, riusciva a trasmetterti (per quanto il messaggio fosse insopportabile nella sua infinita spocchia).
Qui no.
Qui c’è puro esercizio di stile fine a sé stesso, senza nient’altro che l’ego di Iñárritu a sostenerlo.
Oh certo, si prova a fare LA POESIA, si sfiorano I GRANDI TEMI di cui la filmografia del regista è infarcita, ma sono, ancora una volta, vuoti e al contempo spocchiosi; non lasciano nulla, non dicono nulla. Sembrano messi lì solo perché era quello che ci si aspettava, non sono ne approfonditi, ne interessanti; solo pretenziosi.
Il che è un peccato, perché con un (bel) po’ di spocchia in meno, sarebbe venuto fuori un gioiello; ma, stando così le cose, è come vedere un ottimo piano sequenza o un’ottima fotografia, dentro il filmino delle vacanze di quella zia insopportabile che ti costringe a vedere cosa ha girato quando è andata in egitto a vedere i faraoni e di cui, in sostanza, non ti importa nulla.
Il problema fondamentale di The Revenant è che a ogni inquadratura si sente vivida la voce di Iñárritu che dice «Dio quanto sono figo! Dio quanto merito l’Oscar!»

Corollario: allo stato attuale, ci sono davvero pochi registi che disprezzo quanto Iñárritu e nessuno di più.