venerdì 7 aprile 2017

Grey Coat

Io mica lo conoscevo.
Nel senso, l'ho visto una sola volta e non è che fosse proprio socievole; certo, più della madre, un altro mezzo lupo grigio, ma non brillava certo per l'espansività. Mi guardava diffidente.
Era enorme, cazzo, una delle bestie più grosse che avessi mai visto.
La padrona mi aveva detto che pesava sui quaranta chilogrammi, ma io non me li ero mai configurati, quaranta chilogrammi di cane, abituato come sono alle mie due sgorbiette che ne pesano dieci l'una di pura stronzaggine.
Salii in auto e c'erano loro, madre e figlio: lei che mi guardava sottecchi cercando ogni modo per scappare via (standard di razza, dicono, ma io mica ne sono convinto) e lui che invece mi osservava e basta, con quel faccione enorme, che solo la testa era grande quasi quanto uno dei miei sgorbi.
Mi inquietava.
Allungò il muso sopra la mia spalla, forse per controllare che fosse tutto a posto, mentre io iniziavo a sudare freddo; io che mai dei cani ho avuto paura in vita mia. Ma era davvero enorme.
Mossi lentamente il braccio verso lo zaino (evitare i movimenti bruschi!) e presi un biscotto che mi ero portato a posta per l'occasione, dalla tasca.
Lo annusò neanche tanto dubbioso, lo ingurgitò con mezzo movimento della mandibola e continuò a fissarmi con quei suoi occhi cauti ma non cattivi.
Fu allora che mi resi conto che tutti i racconti che mi avevano fatto erano veri.

Era così il Nini. Enorme. Ingombrante. Perfino inopportuno.

"Ma non ti lecca mai?"
"No, non è un tipo espansivo, almeno non a quella maniera"
Ma aveva altri modi per farsi adorare e me ne sono accorto perfino io, in quel poco tempo che l'ho conosciuto.

Non avevo mai visto da vicino un cane lupo, di nessun genere, men che mai un cecoslovacco. Solo delle foto ogni tanto che, per quanto possano essere belle, non ti daranno mai l'idea di come sia realmente un cane. Non ti rendi conto davvero di che bestie siano questi animali finchè non te ne ritrovi uno davanti che ti fissa.
E il Nini, cazzo se ti fissava! Non ti toglieva gli occhi di dosso.
Ma non era per cattiveria. Un po' per tenerti d'occhio (standard di razza!), un po' perché magari potevi dargli qualcosa da mangiare, lo stronzo.
Aveva una fame atavica, si faceva venire pure il moccolo a lato del muso. Una roba che non ci si crede.
E pattinava sul pavimento. Se correva troppo per casa e prendeva un angolo troppo stretto, perdeva il drift e capitombolava finendo tipo Carla Fracci alla Scala facendo un Knee Slide, ma con molta meno grazia.

Era così il Nini. Grande, grosso, goffo, vorace.

Dovunque tu sia ora, sono sicuro che stai insegnando agli angeli canini come dormire a palle all'aria, ma con stile.