lunedì 6 giugno 2016

E. #2


Ho sempre odiato questo libro, per una serie di ragioni che si sono un po' perse nella mia memoria (una che ricordo però, è che ce lo fecero leggere per forza quando frequentavo gli scout (true story) e a me, m'è sempre sembrato un libro odioso, anche quando ero piccolo) e anche ripreso in mano più volte, l'ho sempre trovato piuttosto stucchevole. Però c'è sempre stato un passo che, nonostante tutto, ho amato e che, ancora adesso, trovo sia davvero perfetto nella sua interezza, perché descrive perfettamente i rapporti, d'amore e di amicizia. Non so spiegarlo molto bene, probabilmente neanche voglio farlo, ma sono sicuro che a chi ho parlato di queste cose, capirà da solo.

"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

sabato 4 giugno 2016

E.

Gli After hanno fatto canzoni migliori, ma anche quando sono sottotono, riescono sempre a parlare delle cose giuste, nel periodo giusto.



Afterhours - Non voglio ritrovare il tuo nome

Scava sotto i buoni c'è un cadavere
sotto ai cattivi un angelo
ucciso da un'idea

Dicevi che la gente ha ciò che merita
e tu eri mia
noi soli non
saremmo morti mai

L'ho nascosto dentro me
così bene in fondo a me
che la vedo la tua luce, sai
ma non riesco a ritrovare il tuo nome

Occhi blu
non respiri più con me
occhi blu
io non ero come te

Ma non riesci ad esser mai
davvero quel che vuoi
la vedo la tua luce, sai?
La vedo la tua luce, sai?
Ma non riesco a ritrovare il tuo nome

Un uomo può distinguersi da un'ombra
se cerca di esser sempre causa
di quel che gli accadrà

E per te io volevo
diventare un uomo
farti ridere
ma ti ho odiato
quando sei andata via

Ti nascondo dentro me
per non ritrovarti più
la vedo la tua luce, sai?
Ma non voglio ritrovare il tuo nome

Occhi blu
tu non eri come me
non sei tu
che respiri su di me

La tua intelligenza non ti lascia sola mai
dimentichi il sapore, sai
dimentichi la voce
ma lo sai che è stato meglio così

Occhi blu
tu non eri come me
non sei tu
chi respira su di me

Vedevo la tua luce, sai
come dentro un incantesimo
vedevo la tua luce, sai
ma ho fatto un incantesimo
e tutto a un tratto non ci sei più