lunedì 2 febbraio 2015

The story so far

È luglio ed io ho appena terminato la terza revisione del libro, quando decido di iniziare l'iter per sottoporlo a svariate case editrici.

La situazione, in italia è quanto di più desolante ci possa essere: i grossi nomi, come Mondadori, Fanucci o tutto quello collegato col gruppo Mauri, prendono oramai davvero in ben poca considerazione gli esordienti, lavorando praticamente solo tramite agente, se si tratta di scrittori italiani.
Se avete notato infatti, autori esordienti di questi grandi gruppi, si possono contare sulle dita di una mano monca e il numero si assottiglia di più se consideriamo la letteratura di genere (come è quello che scrivo io), anche considerando case editri che lavorano proprio in questo ambito (Fanucci, per esempio).
Un giovane autore, se vuole avere una possibilità, deve quindi rivolgersi a tutto quel sottobosco di piccoli e micro editori, che spesso fanno un buon lavoro, spinti sia dalla passione, sia dalla competenza. Massimo rispetto per questa gente e dico davvero, anche solo per avere a che fare con gli scrittori in generale, che ho scoperto essere una manica di soggettoni da manuale.
Per carità, io non mi reputo una persona normale ma almeno, in ambito letterario, mi considero poco più di un dilettante che sa mettere assieme due parole.
Scrivere un libro non è un compito difficile e dico davvero: la cosa che serve di più è la costanza e di quella possiamo farne uso tutti.
Più difficile (e lo è) è scrivere qualcosa che sia spendibile, vendibile: hai un'idea che credi sia fighissima? Bello, ma al 90% delle volte non è minimamente sufficiente.
Se parlate con un esordiente medio invece, avrete spesso a che fare con un individuo che, arroccato nelle sue convizioni, crede di essere il nuovo King, che ha inventato il nuovo mondo o la nuova magia fighissima, che ha fuso ben tre diversi generi letterari in un unicum e che quindi è un genio.
Da queste persone, credetemi, state alla larga.
Per questo poi ammiro moltissimo queste piccole case editrici che credono in quello che fanno, perchè loro i libri se li smazzulano davvero ed hanno a che fare con gente che crede di essere Stefano Benni e, magari, non accetta correzioni di alcun genere sul proprio manoscritto che è "perfetto così com'è". Continua a sognare, splendore.
Certo, non è tutto rose e fiori e chiaramente c'è chi lavora bene e chi lavora male ma, credetemi: fare l'editor è un lavoro spesso ingrato.

Più in là vi racconterò la mia esperienza e magari anche perchè sono stato assente per così tanto tempo.

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