lunedì 2 giugno 2014

Scritto nel Sangue - Capitolo 3

Capitolo 3
L’incaricato.


Il Capitano Acron rivoltò il cadavere come un sacco di patate, osservando accuratamente il corpo.
« Questo qui è morto con una pugnalata nel cuore, dopo aver preso una bella botta in testa. »
Lo disse a voce alta rivolto al suo vice Otill, con l’aria di chi ci ha capito ben poco.

Si grattò la barba trascurata da un paio di giorni, con aria perplessa.
Era proprio uno strano omicidio: cinque morti dentro uno scantinato, numerose ferite da arma da taglio sui corpi e praticamente nessun segno di lotta. Uno aveva al collo un monile, appartenuto al mercante Marass. Brutta storia quella dei Marass: un’intera famiglia massacrata per rubare qualche spicciols, fra cui una collana e pochi preziosi che il vecchio Asnar teneva dentro un baule per le emergenze, almeno così diceva la moglie scampata al massacro, perché fuori città.
Ora, in quella topaia puzzolente, c'erano cinque morti, nessuna arma del delitto e quel monile del mercante sul collo di uno degli uccisi.
Non poteva essere opera del Massacratore, lui sapeva bene che non era quello il suo modus operandi. Quindi cos’era successo realmente?

« Otill, secondo me si sono ammazzati per il bottino. Questi qui non avevano certo l’aria di essere delle persone perbene, sicuramente erano dei ladri. Guarda sul tavolo, ti pare roba che si può trovare in un posto come questo? No, no, secondo me si son messi a litigare e si sono ammazzati fra loro per questi pochi spiccioli. »

Otill scrollò le spalle, indifferente. « Se lo dice lei Capitano. »
Una terza voce s’intromise nel discorso.
« Io non credo sia così semplice. »
I due si voltarono verso il nuovo venuto. Era alto quasi due metri, imponente e massiccio. Aveva la pelle molto scura, quasi nera, i capelli corti e neri anch’essi; era ben rasato, ma con una striscia di baffi sotto il naso che andavano da un lato all’altro della bocca, il viso possedeva dei lineamenti decisi e lo sguardo era severo, con gli occhi di un azzurro spento, non certo comune nell’etnia Qaari. In effetti niente in quell'individuo era comune: indossava un uniforme reale, con delle mostrine che Acron non aveva mai visto e non portava nessun’arma con sé, almeno apparentemente.


 


Il nuovo venuto si avvicinò al corpo senza vita di Duk osservandolo attentamente, poi passò a quello di Frog.

« Osservate questo: ha una ferita nella nuca, come se gli avessero piantato un coltello in testa e ce l’avessero rigirato in qualche modo. Non è stato colto di sorpresa, vedete? Ha l’arma ancora in pugno. Tutti questi a parte il primo, avevano le armi in mano quando sono morti e dalla quantità di cicatrici sono sicuro che sapessero anche come usarle. » Indicò un altro cadavere. « Osservate questa: è stato sgozzato, certo, ma guardate bene il verso del taglio: è obliquo, dall’alto verso il basso, come se chi l’ha sgozzato stesse arrivando sopra di lui. »
L’uomo si guardò attorno e analizzò la scena.
« Secondo me è andata così: l’assassino ha fatto fuori il più pericoloso fra loro facendolo svenire con una botta in testa; si è poi rivolto prima a quello, conficcandogli il coltello nella nuca. Dopodiché ha saltato verso quest’altro e gli ha tagliato la gola. L’ultimo, vedendo il massacro appena avvenuto, ha pensato bene di darsela a gambe e s’è ritrovato con la lama nella schiena, lanciata dall’assassino. Infine, quando il resto della banda era morto, s’è occupato dell'ultimo: un colpo secco, alla nuca. Secondo me era il capo qui dentro. L’ha risparmiato, per chiedergli chissà che cosa e poi l’ha ammazzato, con calma, a sangue freddo. Guardate la posizione della ferita: anche lui non è stato certo colto di sorpresa, eppure s’è ritrovato una lama piantata nel collo, da dietro. Questa è sicuramente l’opera di un professionista. »
Acron e Otill si diedero un’occhiata fra loro, perplessi.
« Scusi ma voi chi sareste? »
L’imponente uomo si voltò verso il Capitano e il suo vice, allungando la mano.
« Mi perdoni, Capitano, non mi sono ancora presentato: sono Vorat Lanston, Capitano-Commissario del Corpo di Pubblica Sicurezza. »
Acron strabuzzò gli occhi: un Commissario! E non un semplice Commissario, ma addirittura un Capitano!
Quest’uomo arrivava talmente in alto nella scala gerarchica, da essere coperto di neve anche in estate.

« Ho letto i documenti da lei redatti nei giorni scorsi: direbbe che questa è opera di quello che chiamano “Il Massacratore di Gholan”? »
Acron scosse la testa.
« Non credo Commissario, non è questo il suo modo d’agire. »
Vorat annuì. « In base a quei rapporti, le scene dei delitti sono sempre all’aperto, senza alcuna goccia di sangue attorno ai corpi, benché i cadaveri siano martoriati. Qui invece è tutto piuttosto ordinato: colpi secchi e mortali, come se l’assassino non volesse perdere troppo tempo. Questa persona sa il fatto suo, Capitano, lasci che glielo dica. »
Acron soppesò quelle parole.
« Che cosa suggerisce di fare, Commissario? »
L’uomo si passò le mani sui fianchi dei pantaloni, come per pulirle.
« Controllate fra le loro conoscenze, ci sarà qualcuno che saprà cosa stavano combinando queste persone. Probabilmente hanno pestato i piedi a chi non dovevano e sono finiti con un coltello su per la nuca. Interrogate la vedova Marass, è possibile che abbia assoldato un assassino per vendicare la famiglia: non sarebbe poi così strano, sempre che si dispongano di fondi a sufficienza e dei giusti agganci. Quel monile, in effetti, potrebbe essere la chiave, anche se io non credo che lei c’entri qualcosa: a quanto ho capito non erano ricchi e le ultime cose di valore erano state rubate, presumibilmente da costoro. »
« Come fa a dirlo? » chiese Otill.
« Dal medaglione. Certo, è possibile che sia stato portato qui per incastrarli, ma chi si prenderebbe tanto disturbo? Uccidere cinque persone e mettergli quel medaglione al collo per dargli la colpa… Qualcosa non torna. Come procede l'indagine sul massacro della famiglia Marass? »
Acron strinse le labbra, a disagio.
« Ufficialmente il caso è irrisolto, Commissario. Ufficiosamente, si sussurra il nome di un individuo o una serie di individui che pare si facciano chiamare “Mezzanotte”. Pensiamo che sia una banda specializzata in furti di alto profilo, sulla scena non hanno mai lasciato alcun tipo di indizio, nessuna traccia, nulla di nulla. »
L’uomo si fece pensieroso.
« Capisco. » Proseguì Vorat « Quindi ogni furto di una certa importanza non risolto viene attribuito a questo Mezzanotte e finisce lì, è esatto? »
« Sì, Commissario. »
Vorat annuì.
Era una prassi comune in luoghi come quelli, dove delle semplici guardie, a volte fresche di nomina, dovevano occuparsi di delitti cittadini senza avere né le capacità, né l’esperienza necessaria. Le persone che sapevano fare il proprio mestiere, erano assegnate ai quartieri più ricchi, mentre i quartieri degradati rimanevano in balia di ufficiali incompetenti, corrotti o indolenti, che non avevano alcun interesse a consegnare i colpevoli alla giustizia del Re.

« Va bene. » disse il Commissario. « Il mio suggerimento è di mettere sotto torchio i vostri informatori, per scoprire chi fossero le vittime, catalogare accuratamente tutti gli oggetti presenti in questo scantinato, per scoprire se sono stati rubati e a chi e interrogare la vedova del mercante. Probabilmente lei non c’entra, ma meglio battere tutte le piste. Credo sia più probabile che il colpevole sia stata una banda rivale o comunque qualcuno a cui costoro hanno pestato i piedi. »
Diede un ultima occhiata alla stanza, poi scrollò le spalle.
« Direi che qui ho finito. Capitano permette due parole? In privato se non le spiace. »

Acron si inumidì con la lingua i bordi delle labbra.
“Quando un Commissario vuole sapere qualcosa da te, non è mai un buon segno” pensò preoccupato. In generale non era mai buon segno trovarsene uno davanti, men che meno uno che andava in giro a fare domande. Era un suo superiore però, non certo uno qualsiasi: si trovava di fronte ad una persona che poteva decidere arbitrariamente di giustiziarlo lì sul posto, se l’avesse ritenuto necessario. I Commissari di Sicurezza erano le dirette emanazioni del Re, la sua polizia personale; si occupavano di spionaggio, controspionaggio e di crimini contro il regno. Per via del delicato lavoro che svolgevano, veniva data loro carta bianca tramite salvacondotto reale: potevano realmente fare ciò che volevano e nessuno avrebbe mai neanche osato pensare di interferire. Erano uomini potenti con in mano un’autorità che rispondeva solamente e direttamente al Re.
Acron seguì l’altro fuori dallo scantinato, lungo il corridoio finendo per entrare in una stanzetta, forse una vecchia dispensa oramai in disuso. Chiuse la porta dietro di sé e si mise sull’attenti. Il Commissario infilò una mano in tasca togliendone fuori una monetina d’argento, che iniziò a rigirarsi fra le mani.

« Dunque Capitano » esordì Vorat. « Voglio parlare con lei in privato, perché ho sentito che è stato il primo ad arrivare sul luogo dov’è avvenuto l’ultimo omicidio del Massacratore di Gholan. È così che lo chiamate qui in città? »
« Sì, signore »
« Me ne parli. E la prego, non tralasci alcun dettaglio, per quanto possibile. »
“Dunque si tratta di questo” pensò Acron.
Si passò la lingua fra le labbra e iniziò il resoconto.


 

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