domenica 18 maggio 2014

Scritto nel Sangue - Capitolo 1

Capitolo 1

I Figli della Mezzanotte.

 

« Ti dico che è così, sei fortunato ragazzino ad averci visto all’opera. »

Duk guardò quel ragazzo dagli occhi grandi dall’alto in basso e poi sorrise, con un ghigno sdentato. Era alto, grosso, con il naso schiacciato e ricoperto di cicatrici sul viso, un ricordo degli anni passati in guerra.

« Noi siamo i figli di Mezzanotte. Lui è il nostro capo, vedi? E’ il ladro più in gamba che questa città merdosa abbia mai conosciuto, Mezzanotte in persona! »

Indicò un uomo alto e slanciato, con i capelli biondo cenere e una cicatrice sotto l’occhio. Sembrava avere un certo stile, quantomeno rispetto ai Figli.

« Quello è davvero Mezzanotte? » disse il ragazzino con ammirazione. « È una celebrità! E’ più famoso quasi del Re comesichiama!» rispose quello con tono di ammirazione.

Duk osservava, divertito, il ragazzino. Aveva proprio l’aria ingenua tipica degli stupidi, dei ritardati e dei bambini che non avevano ancora assaggiato la cinghia. Aveva gli occhi grandi, di un verde chiaro come il fondale marino, capelli biondicci e qualche lentiggine che gli sporcava il muso. Era vestito di stracci, ma aveva anche l’aria di uno che mangiava quantomeno tutti i giorni; forse c’era una madre da qualche parte, che si prendeva cura di lui.

 

L’avevano trovato per caso, un paio di ore prima: gli era capitato davanti mentre stavano svaligiando una casa e, con la tipica espressone istupidita di chi sembra essere appena caduto dal cielo, aveva chiesto: 

« E voi che fate? »

Dapprincipio, i Figli rimasero sorpresi, per l’inaspettata comparsa da parte di quel moccioso ma, dopo averlo guardato per qualche secondo, Duk scoppiò una risata fragorosa, seguito a ruota dal resto della banda. “È proprio quello che sembra” pensò. “Un povero scemo.”

Mezzanotte in persona gli aveva lanciato una moneta, che questi prendette al volo, dicendogli di non raccontare a nessuno quello che aveva visto e sperando, nel contempo, di levarselo dalle scatole.

Una volta terminate le operazioni notturne e dopo essere tornati al covo, Duk s’era voltato e, con sua sorpresa, se l’era ritrovato in mezzo ai piedi, in quella cantina puzzolente; evidentemente li aveva seguiti, proprio come un cagnolino affamato a cui si dà, per pietà, un tozzo di pane duro. Quel moccioso gli ispirava tenerezza; gli mancavano perfino due denti, un canino ed un molare. Frog avrebbe voluto tagliargli la gola seduta stante, ma Mezzanotte in persona l’aveva fermato, dicendo di tenere a freno le sue lame se non voleva ritrovarsi con un sorriso di sangue sotto il mento; tutto per somma felicità di Duk che poteva fare il gradasso, ostentando così la loro fama.

 

« Ebbene sì, ragazzino, Mezzanotte in persona! Guardalo bene, così puoi vantarti con i tuoi amici. »

Il ragazzo fece come gli aveva detto l'omone, ma non sembrava affatto convinto.

« Eppure, non sembra proprio Mezzanotte. Dicono che sia più alto e con i capelli rossi. »>

Duk scoppiò in una risata. 

« Ti assicuro, moccioso, che è proprio lui, il ladro più famoso di tutta Gholan. Nessuno può tenergli testa, sempre che non voglia ritrovarsi a far compagnia ai pesci, in fondo al mare. » 

Il ragazzino guardò bene Duk, dal basso verso l’alto. Il brigante era proprio un bestione. 

Gli altri membri della banda, Mezzanotte compreso, erano intenti a dividersi la refurtiva che avevano rubato poche ore prima, sistemandola sul grosso tavolo al centro della cantina e non si curavano di loro.

« Insomma voi siete proprio Mezzanotte e la sua banda. »

« Sicuro come il buco del culo dei demoni, moccioso. Noi e noi soli! »

« Capisco. »

 

Mise una mano in tasca e tolse fuori un piccolo coltello. Duk nel vederlo scoppiò in una risata sguaiata.

« E con quello cosa vorresti fare, moccioso? »

Il ragazzo strinse gli occhi, perdendo tutto a un tratto l’innocenza e l’aria di stupidità che l’aveva contraddistinto fino a pochi secondi prima e sorrise, come un gatto che tiene per le zampe un topolino e si prepara a mangiarlo. 

Era indubbiamente la stessa persona, lo stesso volto, la stessa corporatura, ma c’era qualcosa di diverso in lui: aveva perso il candore tipico dei bambini ed era diventato adulto nel giro di qualche istante. Sul suo volto s’era formato uno sguardo assassino, glaciale, che solo chi era avvezzo ad uccidere possedeva.

Fu un cambiamento così repentino, che il bandito perse il suo sorriso di scherno e lo guardò interrogativamente.

 

Il ragazzo non disse nulla, ma col coltello s’incise il palmo della mano, mentre il bestione lo osservava, più confuso che mai; allungò la mano sporca di sangue, toccando il braccio di Duk e questi si ritrovò a galleggiare in aria. Il ragazzo lo prese per la cintura e lo lancio verso l’alto, facendogli sbattere violentemente la testa sul soffitto. Duk rimase li, esanime, a fluttuare.

 

Tutti si voltarono per capire che cosa fosse successo. 

Frog brandì la sua sciabola e si lanciò all'attacco con un urlo, ma il ragazzo eseguì un balzo laterale, atterrando sopra la parete destra della stanza. Qui estrasse un coltello dalla lunga lama, che teneva nascosto dietro la schiena, poi si diede lo slancio con le gambe verso Frog e gli atterrò sopra le spalle. Questi non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo, che si ritrovò con il coltello piantato nella nuca. Gli altri due membri della banda brandirono le loro armi e, urlando frasi sconnesse, si lanciarono addosso al ragazzo. Lui usò Frog come punto d'appoggio per spingersi verso l'alto e, mentre fluttuava per aria, eseguì una capriola, per poi atterrare con i piedi sul soffitto. Si diede quindi un'altra spinta verso il basso, in direzione dei due nemici e arrivò alle loro spalle, mentre uno di essi si afflosciava su pavimento, con la gola tagliata. Si voltò poi di scatto, lanciando il coltello per colpire l’ultimo membro della banda alla schiena e infine si voltò verso Mezzanotte, che lo guardava con la faccia terrorizzata di chi avesse appena visto qualcosa di impossibile, anche solo concepire.

« E quindi eccoti qua, “Mezzanotte” » disse con voce sprezzante.

 

L’uomo sembrò risvegliarsi dal torpore; estrasse quindi la spada e si lanciò all’attacco. Il ragazzo si spostò di lato e gli diede uno schiaffo sulla schiena, con la mano che si era inciso all’inizio del massacro. Mezzanotte si ritrovò immediatamente a galleggiare per aria, proprio com’era successo poco prima a Duk.

 

« Ma io dico: bisogna essere proprio stupidi come pochi, per andare in giro a vantarsi di essere il più grande ladro di Gholan, senza esserlo. Poi magari il vero Mezzanotte se ne accorge e non è contento. Neanche un pochetto. »

Il finto Mezzanotte spalancò la bocca dallo stupore, mettendosi a tremare.

« Che poi posso anche capirlo eh? Furti facili, che il vero Mezzanotte non prenderebbe neanche in considerazione, e sfruttare il suo nome per rimanere impuniti. Tanto la colpa ricadrà su di lui, no? »

L’uomo cercò di bofonchiare qualcosa.

« Ecco… Io… »

« Normalmente, la cosa al vero Mezzanotte non importerebbe un fico secco » proseguì il ragazzo. « però, ecco: c’era proprio bisogno di ammazzarlo quel mercante, tre giorni fa? »

« Ma aveva fatto resistenza » rispose lui, atterrito. « Aveva visto Frog in faccia e minacciava di dirlo alle guardie! »

« Ah… Quindi è per questo che gli avete stuprato e ammazzato le figlie eh? Vi minacciavano anche loro. » La voce del giovane s'indurì. « Pure quella dentro la culla »

Il falso Mezzanotte rimase in silenzio, non trovando nulla da dire.

« No, davvero, normalmente a Mezzanotte non importa di chi usa il suo nome, per fare qualche furtarello. È che voi avete esagerato. Un massacro così attira attenzioni indesiderate, che Mezzanotte non desidera. E ora, eccomi qui. »

L’uomo singhiozzò piano, mentre il ragazzo andava a recuperare il suo coltellaccio, dalla schiena dello sgherro di prima.

« Su su, non piangere, non è proprio il caso. Ora voglio che ci pensi molto attentamente e me lo dica: dov’è il bottino che avete preso a quel mercante? »

L’uomo indicò con il dito tremante un cassetto nell’armadio alla sua sinistra.

« E’ lì! Lì! E’ tutto quello che è rimasto, te lo giuro! »

Il ragazzo aprì il cassetto, trovandoci un monile d’argento con una grossa pietra al centro, e iniziò a rigirarselo fra le mani, studiandolo. 

« E’ tuo! Prendilo, ma non uccidermi ti prego! »

Per tutta risposta, gli conficcò il coltello alla base del collo, uccidendolo sul colpo. Prese per la collottola il corpo morto, che ancora galleggiava per aria e gli mise al collo il monile del mercante. 

Con la mantella del finto Mezzanotte, pulì la lama del coltello, la rimise dietro la schiena e si diresse verso l’uscita. Fatti due passi, il corpo cadde per terra di schianto assieme a quello di Duk che per tutto il tempo era rimasto a fluttuare senza sensi, sul soffitto. 

Passando di fronte a quest’ultimo, gli piantò il coltello nel cuore e uscì dal covo fischiettando.

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